Viviamo in un momento storico delicato e completamente dedito al digitale, in cui tutto è connesso in rete: lavoriamo in smart working, gli studenti seguono le lezioni a distanza (DaD) e, ormai, i rapporti interpersonali sono spesso vincolati ai social network.
Più navighiamo in rete più il rischio di incappare in qualcosa di pericoloso aumenta e si può entrare in contatto con episodi di Cyberbullismo, sexting e molto altro.
Non sono solamente i rischi legati alla persona quelli che si possono trovare navigando, esistono anche rischi connessi ai dispositivi come virus, malware, spyware.
Tutta questa mole di attività online non ha fatto altro che indebolire “le difese” contro una sovraesposizione delle nostre attività in rete evidenziando tutta una serie di problematiche ben note quali cyberbullismo, Sexting e revenge porn, grooming online, virus, malware, spyware.
Chimpa, MDM nato in ambito educativo che si è poi evoluto a molti altri ambiti, consente a scuole e genitori, ma anche ad aziende e numerose altre realtà, di frapporre dei “filtri” tra l’utente e il vasto mondo di internet. Grazie a quello che viene definito modulo MTD è in grado, infatti, di bloccare malware, ransomware e virus ma soprattutto, grazie alle sue peculiarità da MDM, può contrastare il Cyberbullismo limitando alcune delle funzionalità dei dispositivi.
Quali aspetti necessitano di maggiore attenzione quando si tratta di minori che navigano in rete?
Parlando di minori ed utilizzo della tecnologia bisogna tener conto delle differenze di genere, le femmine infatti già a partire dagli 9-11 anni utilizzano strumenti come Instagram e Tik Tok mentre i maschi sono più focalizzati sui giochi online.
Nella fascia 12-13 anni, invece, sono più diffusi i casi di Cyberbullismo ma anche Sexting e Revenge Porn.
Da parte della scuola sarebbe, quindi, necessario avviare delle attività di prevenzione di queste problematiche magari chiedendo la collaborazione della Polizia Postale o di altre persone che possono portare la loro testimonianza ai giovani.
Sexting: neologismo utilizzato per indicare l’invio di messaggi, testi e/o immagini sessualmente espliciti utilizzando principalmente il telefono ma anche, più in generale, Internet.
Il termine venne utilizzato per la prima volta nel 2005 e può essere identificato da tre diverse tipologie:
- Scambio di immagini e testi tra due partner
- Scambio di immagini e testi con il coinvolgimento di esterni alla relazione
- Scambio di immagini e testi tra soggetti che non intrattengono una relazione ma uno dei due vorrebbe averla
Tramite il web le immagini possono facilmente e velocemente diffondersi creando problemi alla persona che viene ritratta.
Revenge Porn: condivisione tramite internet di immagini o video intimi senza il consenso dei protagonisti alla base della quale non sempre c’è la vendetta. L’effetto immediato di questo comportamento è la distruzione della reputazione di una persona.
Oggi l’età media dei genitori è inferiore ai 40 anni; eppure, molto spesso si riscontra una scarsa conoscenza delle problematiche legate ad un utilizzo eccessivo dei dispositivi da parte di ragazzi e adolescenti. Analizzando i dati pubblicati dall’ISTAT sul tempo medio di permanenza su Internet dei giovani tra i 9 e i 13 anni evidenzia che si va alle 4 ore per i computer mentre si sale a 5 ore per l’uso dei dispositivi mobili. Questo dimostra come i giovani ne facciano largo uso anche lontano dagli occhi della famiglia. Sicuramente la limitata possibilità di controllare i ragazzi è la difficoltà maggiore per un genitore.
Le nuove generazioni vengono definite, ormai da tutti, “nativi digitali” poiché sanno interagire con la tecnologia sin dai loro primi anni di vita. Proprio per questo motivo, molto spesso, hanno difficoltà a comprendere quali sono i rischi legati a questi strumenti. All’interno dei giochi online, per esempio, si usano spesso le chat senza tener conto di chi si incontra e, molto spesso, fornendo informazioni di tipo personale. Capita di frequente che il numero di telefono, l’indirizzo di residenza, la scuola frequentata e molte altre informazioni vengono pubblicate online senza che ci si ponga lo scrupolo di chi possa leggerle. Ciò porta, in molti casi, alla ricezione di richieste poco appropriate da parte di sconosciuti verso i minori.
Uno dei rischi maggiori è l’utilizzo di social network che sono, per loro natura, molto rischiosi come può esserlo, per esempio, Tik Tok poiché è completamente privo di ogni restrizione sui profili che vengono creati. Il rischio, in questo caso, di essere visualizzati anche da sconosciuti è molto elevato, si consideri che nel 2018 circa il 40% dei giovani tra i 9 e 12 anni hanno aperto un profilo social lasciando visibile numero di telefono e altri dati sensibili.
Non dimentichiamoci poi di un altro strumento paragonabile ad un social anche se non lo è: WhatsApp che viene largamente utilizzato anche per più ore al giorno. L’utilizzo indiscriminato di questi strumenti, e della tecnologia in generale, può portare ad una perdita di concentrazione, riduzione dell’attenzione a scuola ed incide negativamente sulle relazioni sociali. Paradossalmente la creazione di chat di gruppo – a livello di classe – che potenzialmente potrebbero essere fonte di scambio e condivisione diventano spesso il luogo ove deridere e discriminare i più deboli e fragili. Situazioni che possono essere tranquillamente assimilabili a episodi di Cyberbullismo.
Durante gli ultimi due anni si è registrato un incremento dei reati ai danni di minori, ciò è corrispondente ad un altrettanto elevato aumento di strumenti per il Parental Control?
Purtroppo, non sempre genitori e scuole conoscono gli strumenti di controllo che avrebbero a disposizione per gestire e monitorare i dispositivi dei ragazzi. Per questo motivo stiamo cercando di supportarli sempre di più nel prendere coscienza di questi strumenti. La tecnologia, che in questo particolare contesto è la fonte del pericolo, vista da una prospettiva diversa, diventa anche la soluzione per arginare la diffusione di queste problematiche. Ma soprattutto si possono utilizzare questi strumenti in modo semplice rendendo i dispositivi dei ragazzi completamente sicuri.
Un numero sempre maggiore di ragazzi, ma anche bambini, naviga senza il diretto controllo degli adulti e questo ha aumentato il pericolo di incappare di siti non adatti alla loro età. Diventa quindi fondamentale impostare delle strategie di filtraggio oppure avvalersi di strumenti che lo facciano per noi. Non va mai dimenticata l’importanza di un’adeguata educazione dei ragazzi che parte dalle scuole e arriva sino a casa: i ragazzi sono intelligenti e perspicaci, di conseguenza sanno comprendere benissimo gli argomenti che gli si spiegano. Vietare semplicemente l’utilizzo di un’applicazione o controllare in modo maniacale i loro dispositivi non è certamente la soluzione migliore, al contrario è fondamentale spiegare loro i rischi che corrono e quali potrebbero essere alcune delle conseguenze delle azioni da loro compiute. Il divieto, spesso, diventa la causa principale di trasgressione alle regole mentre l’educazione contribuisce alla nascita di persone migliori in grado di abitare questo nuovo mondo virtuale.
Nel 2017 la Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica ha approvato una legge “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo” con lo scopo di prevedere una serie di misure atte a prevenire il contrasto del bullismo e cyberbullismo. La legge prevede una serie di interventi che vanno da un semplice ammonimento e possono arrivare alla vera e propria denuncia.
Ci sono situazioni in cui non è pensabile escludere le autorità, non bisogna mai sottovalutare i pericoli legati al web che possono portare anche a conseguenze gravi che hanno portato, purtroppo, a conseguenze anche gravi riportati dai media a livello nazionale.
Conclusioni
La conoscenza è uno strumento molto utile sia per gli studenti che per gli adulti, conoscere e osservare i comportamenti dei ragazzi può essere di grande aiuto alla predisposizione di azioni mirate volte alla loro tutela. Laddove solamente il nostro agire umano non può essere uno strumento completo, ecco che può intervenire la tecnologia.